Mi son trovato di fronte a questa domanda e ho risposto con un secco no. Ora provo a spiegare il perchè.
La democrazia in Italia è giovane. E’ iniziata dopo la caduta del Regno in seguito al Referendum popolare che aveva espresso la preferenza per la Repubblica
, diciamo circa 60 anni fa – anche se in realtà ne son trascorsi qualcuno in più. Iniziò così il “processo di democratizzazione” con la promulgazione della Costituzione, processo che ancora deve compiersi. Tocca a noi, - dunque! – e a nessun altro mettere in pratica quello che i Padri Costituenti scrissero. Tra gli obiettivi primari ci furono il lavoro, l’istruzione, l’uguaglianza dei diritti e dei doveri tra i cittadini, la libertà individuale, la ricerca, il sostegno alla cultura, e tante altre cose…
Ora, a distanza di poco più di mezzo secolo, dobbiamo porci una domanda più seria e precisa : abbiamo oppure no capito cosa deve essere inteso nella parola “democratica” aggiunta alla più ampia definizione di Repubblica democratica?
Alcuni obiettivi dei “costituenti” si potrebbero dare per raggiunti come, ad esempio, la sconfitta dell’analfabetismo; oggi soltanto l’1% della popolazione risulta analfabeta ed è raro se non pressoché impossibile incontrare una persona analfabeta. Dovremmo correre in un paesino sperduto nell’alto Appennino, forse, per trovarla e anche quando l’avremo trovata avremo da imparare più cose da quella persona che su cento libri di testo.
Un piccolo aiuto abbiamo il dovere di fornirlo a chi, purtroppo, non sa di cosa si sta discutendo e….con l’aiuto di un eccellente testo: il sostantivo democrazia, l’aggettivo democratico e il verbo democratizzare per poi finire, brevemente, con un altro sostantivo ovvero democratizzazione, il risultato.
La dottrina stessa, come concezione politico-sociale e come ideale etico, si fonda sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia della libertà e dell’uguaglianza di tutti i cittadini. Se non si raggiunge la giustizia sociale non potrà esserci vera libertà e vera uguaglianza. Essere democratici significa anche avere un comportamento democratico, cioè affabile e cordiale nei rapporti con le altre persone di qualunque condizione sociale.
Tutto questo non può, - dunque! – apparire come una utopia. Deve, invece, apparire come un processo di democratizzazione difficile da compiere e per il quale occorrono tutte le forze in campo messe a disposizione da ogni cittadino ognuno per le proprie capacità. La democrazia prevede dei doveri, non soltanto dei diritti.
Un dovere è informarsi, istruirsi, conoscere, scegliere i candidati al parlamento perché sono e saranno loro i rappresentanti dei cittadini continuando ad essere loro ancora cittadini. Essi non devono godere di privilegi. Ogni Ministro ha il dovere di essere uguale ad ogni altro cittadino, deve utilizzare i mezzi pubblici, per esempio, per i propri spostamenti tranne i casi di effettiva urgenza o emergenza. Nei palazzi delle istituzioni si respira ancora l’aria della nobiltà, si annusa quel diritto assunto impropriamente da quelle persone che, messe a legiferare dal popolo e per il popolo, si sentono padroni della Repubblica anziché rappresentanti del popolo.
Considererei, - dunque! – fattibile e raggiungibile, completabile il processo democratico richiamando a maggior attenzione la cittadinanza intera sui doveri di ognuno. L’invito che rivolgo a tutte le persone è di smettere di informarsi attraverso la televisione dove tutto o quasi tutto viene trasformato e inscatolato per convincere che c’è qualcosa che non c’è o viceversa. Abbandonare l’irrefrenabile tifo calcistico che tanto contribuisce al processo inverso accumulando denari e potere nelle mani di quegli uomini che democratici non sono affatto. Impegnarsi nella scelta del voto approfondendo la conoscenza sui candidati, non disertare le urne, non dimenticare di presentarsi all’appuntamento referendario del prossimo 12 giugno. Porre davanti ad ogni discorso il principio di solidarietà, di uguaglianza, di rispetto verso gli altri, dimostrare di essere democratici…pazientemente. Ricordarsi che dure lotte, drammatiche guerre, sangue…fu per giungere a quel 27 dicembre del 1947 quando finalmente, vista la deliberazione dell’Assemblea Costituente, che nella seduta del 22 dicembre 1947 approvò la Costituzione della Repubblica Italiana e vista la XVIII disposizione finale della Costituzione, Enrico De Nicola firmò la Costituzione della Repubblica Italiana.
Auguri, - dunque! – giovane democrazia. Si può rinunciare alla democrazia e rimanere sudditi di qualche bifolco oppure darsi da fare, la democrazia è nostra e dobbiamo mantenerla. IL Lavoro da fare è tanto ma, …siamo giovani e abbiamo tempo.
Un allegro saluto a tutti, Ennis.
La canzone della torre più alta
40x50 cm. acrylic colour and body paste on canvas
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