Racconto.Un principe era irritato per essersi sempre e soltanto dedicato alla perfezione delle generosità triviali.Prevedeva stupefacenti rivoluzioni dell'amore e sospettava le sue donne di poter dare qualcosa di meglio di quella compiacenza infiorettata di cielo e di lusso. Voleva vedere la verità, l'ora del desiderio e dell'appagamento essenziali.Fosse o non fosse una aberrazione pia, egli volle.Possedeva almeno un potere umano abbastanza vasto.Tutte le donne che lo avevano conosciuto furono assassinate.Che massacro nel giardino della bellezza!
Sotto la sciabola, lo benedirono. Non ne ordinò di nuove. - Le donne riapparvero.Egli uccise tutti coloro che lo seguivano, dopo la caccia o dopo le libagioni. - Tutti lo seguivano.
Si divertì a sgozzare le bestie di lusso. fece incendiare i palazzi.Si scagliava contro la gente e la faceva a pezzi.- La folla, i tetti d'oro, le belle bestie esistevano ancora.... è mai possibile estasiarsi nella distruzione, ringiovanire grazie alla crudeltà?Il popolo non mormorò. Nessuno offrì l'ausilio dei propri pareri.Una sera egli galoppava fieramente. Apparve un Genio, di bellezza ineffabile, addirittura inconfessabile.Dalla sua fisionomia e dal suo portamento traspariva la promessa di un amore molteplice e complesso!... di una felicità indicibile, anzi insopportabile!Il principe e il genio si annientarono probabilmente nella salute essenziale.Come avrebbero potuto non morirne? Insieme dunque morirono. Ma quel principe morì, nel suo palazzo, a una età normale. Il Principe era il Genio. Il genio era il Principe. La musica sapiente viene meno al nostro desiderio.
[J.N.A.R.1870 aprx]
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